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Alcune riflessioni sul problema della causalità nella riparazione dell’illecito alla luce della decisione della Corte internazionale di giustizia nel caso Repubblica Democratica del Congo c. Uganda
Alice Ollino (Università di Milano-Bicocca; membro della Redazione) Il 9 di febbraio 2022 la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha reso la sua decisione sulla questione riparatoria nel caso delle Attività militari nel territorio del Congo (Congo c. Uganda). La decisione fa seguito alla sentenza di merito pronunciata dalla stessa
Alea iacta est: il Tribunale condanna l’Unione europea a risarcire i danni causati dalla violazione del diritto alla durata ragionevole del processo
Con tre sentenze (asimmetricamente) gemelle, pronunciate in poco più di un mese, il Tribunale (il “Tribunale”) ha condannato l’Unione europea, rappresentata dalla Corte di giustizia dell’UE (in prosieguo, “CG” allorché si farà riferimento alla giurisdizione e “CGUE” allorché si farà riferimento all’istituzione), a risarcire i danni causati dall’eccessiva durata dei processi celebrati alcuni anni orsono dinanzi allo stesso Tribunale. L’UE, rectius la CGUE che risponde dell’illecito con i propri fondi, dovrà così sborsare complessivamente 807.827 euro (di cui 16.000 a titolo di danno morale) per risarcire i danni patiti da 5 società che avevano presentato ricorso dinanzi al Tribunale per l’annullamento della decisione della Commissione che aveva sanzionato l’intesa nel settore dei sacchi industriali di plastica.