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Lorenzo Gradoni (Max Planck Institute Luxembourg for Procedural Law) e Diego Mauri (Membro della Redazione, Università di Firenze) Trattando dei rapporti tra ordinamento interno, diritto internazionale e diritto dell’Unione europea, il cosiddetto problema dell’«adattamento» è perlopiù affrontato dal punto di vista dell’ordinamento interno. Nozioni come trasformatore permanente, ordine di esecuzione,

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diritto dell'Unione europea

La sentenza H.K. v Prokuratuur C-746/18, decisa il 2 marzo 2021 dalla Grande Sezione della CGUE, si inserisce in una lunga serie di pronunce in materia di data retention per scopi securitari. Tale pratica consiste essenzialmente nell’obbligo imposto ai fornitori di servizi di telecomunicazione di conservare i metadati prodotti dai propri utenti; ciò al fine di consentire un successivo ed eventuale accesso a tali informazioni da parte di autorità di law enforcement o di intelligence nell’ambito di azioni di prevenzione, indagine e lotta contro minacce alla sicurezza pubblica o nazionale. Pur non riguardando il contenuto della comunicazione, i metadati – ovvero i dati di traffico (ora, durata, destinatario, frequenza delle chiamate) o di ubicazione (localizzazione dell’apparecchio utilizzato), indirizzi IP o dati relativi all’utente – sono in grado di svelare relazioni, abitudini e luoghi frequentati, consentendo quindi di trarre conclusioni precise sulla vita degli utenti. L’enorme mole di metadati quotidianamente prodotta e conservata rappresenta, da un lato, una fonte preziosa di informazioni per creare collegamenti tra soggetti, anche ignoti alle forze dell’ordine, e delineare utili piste investigative; dall’altro lato, costituisce uno strumento capace di porre in essere una profonda invasione nella sfera privata, rischiando così di inverarsi in una forma pervasiva di sorveglianza massiva. La complessa sfida della determinazione di un corretto equilibrio tra tutela dei diritti fondamentali e garanzia della sicurezza pubblica e nazionale, in un periodo di c.d. emergenza normalizzata, trova così nella conservazione dei metadati derivanti da telecomunicazioni uno dei più insidiosi terreni di scontro, sui quali la CGUE risulta ormai impegnata da quasi un decennio.

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diritto internazionale pubblico

Maddalena Cogorno (Università degli Studi di Pavia) Dopo sette anni di violenze e diversi tentativi di perseguirne i responsabili, il 29 gennaio 2021 il governo del Sud Sudan ha approvato l’istituzione, in cooperazione con l’Unione Africana, di un tribunale ibrido competente per i crimini internazionali commessi sul territorio del Paesi

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diritto internazionale pubblico

Dal 2017 in poi le prove di violazioni dei diritti umani commesse dal governo Cinese ai danni delle minoranze musulmane e turcofone che popolano la regione dello Xinjiang, in particolare la minoranza uigura, hanno iniziato a moltiplicarsi, al punto che non è più stato possibile, nemmeno per Pechino, continuare ad ignorarle. La popolazione uigura viene descritta dal governo centrale di Pechino come uno dei 56 gruppi etnici all’interno di uno Stato multiculturale. La Cina, infatti, ha sempre ignorato le istanze di autodeterminazione degli uiguri, rifiutandosi di riconoscere a questo gruppo lo status di popolazione indigena e ponendo in essere, praticamente da sempre, una politica di repressione.

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