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Luigi Daniele, Senior Lecturer, Nottingham Law School (NTU) Triestino Mariniello, Reader, School of Law (Liverpool John Moores University), membro del legal team di rappresentanza delle vittime di Gaza davanti alla Corte Penale Internazionale Come si è anticipato nella prima parte di questa riflessione, il diritto internazionale umanitario detta i parametri

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Israeli Border Police officers look on during a protest against the eviction of Palestinians from their homes by Israeli settlers in the East Jerusalem neighborhood of Sheikh Jarrah,​December 25, 2009
diritto internazionale pubblico

Ciò che ci preoccupa come studiosi del diritto internazionale, e che ci spinge a intervenire, sono le posizioni recentemente assunte dalle forze politiche e dalle istituzioni del nostro paese in merito ad alcune questioni cruciali del contesto israelo-palestinese.

Più precisamente, ci preoccupano gli ordini del discorso del dibattito pubblico e le posizioni non assunte in Italia e dall’Italia a proposito:

1) del diseguale impatto delle ostilità sulle due popolazioni civili vittima dell’escalation, una delle quali vessata da una delle più gravi crisi umanitarie del mondo;

2) del correlato quadro di contesto di illeciti internazionali che precedono le ostilità e permangono inalterati a seguito della momentanea cessazione delle stesse;

3) dei possibili profili di rilevanza penale internazionale dei metodi di conduzione delle ostilità, che aggiungono agli illeciti statali responsabilità individuali e da comando che la comunità internazionale ha il dovere di perseguire.

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Stickydiritto internazionale pubblico

Anna Fazzini (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”) 1. Introduzione Ci perdonerà J.K. Rowling se prendiamo in prestito il titolo del celebre testo di magia di sua inventiva, “Animali fantastici e dove trovarli”, per descrivere lo stato dei diritti alle frontiere europee, sempre più labile, sacrificabile di fronte agli interessi

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diritto dell'Unione europeadiritto internazionale pubblico

Dal 18 al 20 maggio 2021, circa 8.000 persone, tra cui più di un quarto minori di età, hanno attraversato la frontiera iberico-marocchina di Ceuta, una delle due enclaves spagnole nel continente africano (per una rassegna stampa v. qui, qui e qui). Questi numeri – lungi dall’essere solo numeri – sono rivelatori della grande impasse giuridica che riguarda il funzionamento delle zone di frontiera tra Unione europea e Paesi terzi.

Nell’ambito della cooperazione a fini di controllo delle migrazioni, è evidente lo scollamento tra il discorso ufficiale delle Istituzioni e dei Governi europei e la realtà geopolitica delle relazioni internazionali con i Paesi terzi. Lo spazio del diritto, e con esso gli spazi di tutela delle persone migranti nelle zone di confine, è apertamente sacrificato in nome dell’efficacia delle misure di contrasto all’immigrazione irregolare; come domandano Jean-Yves Carlier e François Crépeau, «la gestion des migrations ne laisse-t-elle pas ouvertes des zones trop larges de non-droit?» (p. 462).

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Diego Mauri (Università di Firenze, Membro della Redazione) L’ordinanza della Corte costituzionale del 15 aprile 2021, n. 97 (d’ora in avanti anche solo ordinanza n. 97/2021) è uno di quegli atti destinati – sin dalla sua ‘anticipazione’ a mezzo di comunicato stampa diramato dalla Cancelleria di Palazzo della Consulta –

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Francesca Sironi De Gregorio (Università degli Studi di Palermo) 1. «Each year on this day, we remember the lives of all those who died in the Ottoman-era Armenian genocide and recommit ourselves to preventing such an atrocity from ever again occurring». Con queste parole, sabato 24 aprile 2021, nel giorno

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The EU has issued tepid statements in response to the recent 11-day crisis in Palestine, ignoring the violence perpetrated by Israeli authorities. This post suggests that the EU’s silence is consistent with the positions of the Member States and the EU’s established policy but does not sit well with its alleged “values”.

The crisis in Palestine has sparked reactions across the globe. Some actors have energetically condemned Israel’s actions; before the 21 May ceasefire, the Tunisian foreign minister, e.g., “called on ending the savage Israeli aggression on the occupied Palestinian territories and the besieged Gaza Strip”. Others have sided with Israel; the US, in particular, stressed its “strong support for Israel’s right to defend itself”.

The European Union largely followed the US approach. The statements of EU leaders stigmatised the violence perpetrated by Hamas but not the abuses conducted, on a larger scale, by Israeli authorities (see below, section 1). The silence of EU institutions is unsurprising, since it is consistent with the priorities of its Member States (section 2), the EU’s established policy (section 3) and the pragmatic character of the EU’s external relations: the Union often preaches its “values” but seldom practices them (section 4).

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Emanuela Pistoia (Università di Teramo) L’anniversario numero 106 del genocidio degli Armeni   ̶  per la precisione, l’anniversario della retata di Costantinopoli con cui ha avuto inizio la vicenda storica chiamata dagli Armeni Metz Yeghern e dai Turchi 1915 olayları  ̶  sarà ricordato come straordinario grazie alla breve dichiarazione con cui

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Gabriele Della Morte (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) Prima di essere codificato nella Convenzione internazionale sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio, approvata il 9 dicembre del 1948, il termine «genocidio» fece la sua prima apparizione in una pubblicazione che Lemkin, giurista discendente da una famiglia di

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Maddalena Cogorno (Università degli Studi di Pavia) Dopo sette anni di violenze e diversi tentativi di perseguirne i responsabili, il 29 gennaio 2021 il governo del Sud Sudan ha approvato l’istituzione, in cooperazione con l’Unione Africana, di un tribunale ibrido competente per i crimini internazionali commessi sul territorio del Paesi

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