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diritto internazionale privato

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Con sentenza dello scorso 23 maggio 2016, la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata sulla tutela «indiretta» dei principi dell’equo processo nell’ambito di un giudizio di riconoscimento ed esecuzione di una sentenza straniera disciplinato dal diritto dell’Unione europea. La decisione traeva origine dal rinvio proposto dal ricorrente del procedimento ai sensi dell’art. 43 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) a seguito della sentenza resa il 25 febbraio 2014 dalla Quarta Sezione (Corte europea dei diritti dell’uomo, sentenza Avotiņš c. Lettonia, ricorso n. 17502/07), con la quale la Corte, a maggioranza dei suoi membri, aveva escluso che i giudici lettoni avessero violato le garanzie processuali dell’art. 6, par. 1, CEDU in sede di concessione dell’exequatur ad una decisione contumaciale cipriota (su quest’ultima decisione mi permetto di rinviare ad un mio precedente commento).

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Il 9 e 10 giugno l’Università di Parma ospiterà il XXI Convegno SIDI, sul tema “La tutela della salute nel diritto internazionale ed europeo tra interessi globali e interessi particolari”.

In vista di questo appuntamento, il SIDIBlog, rinnovato nella sua veste grafica, è lieto di ospitare – in un’apposta sezione denominata “SIDIpost” – una serie di contributi, inizialmente inviati in risposta al call for papers per il Convegno e segnalati a tal fine dagli organizzatori e dal Consiglio direttivo della Società.

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1. La legge recante la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, approvata l’11 maggio 2016 (proposta di legge C. 3634), attribuisce alle coppie formate da persone dello stesso sesso i c.d. love rights, vale a dire il diritto al riconoscimento giuridico delle proprie relazioni affettive. Per le coppie omosessuali la possibilità di disporre di uno schema legale rappresenta un fondamentale miglioramento della propria condizione sia sotto il profilo della tutela giuridica, perché si superano tutte le carenze e le difficoltà date dalla mera supplenza giurisprudenziale, sia sotto il profilo dell’accettazione sociale, in ragione del valore anche simbolico che si attribuisce al riconoscimento giuridico.

Come emerge sin dal titolo della legge, lo strumento in commento mira a introdurre all’interno del nostro ordinamento due istituti ben distinti: le unioni civili e le convivenze di fatto. Il primo è destinato alle coppie same-sex, mentre il secondo è aperto sia alle coppie omosessuali sia alle coppie eterosessuali.

L’iter di approvazione della legge è stato lungo e travagliato e si è concluso con il voto di fiducia, prima al Senato della Repubblica poi alla Camera dei Deputati, sull’emendamento proposto dal governo che ha integralmente sostituito la proposta originaria c.d. Cirinnà (ddl S.14, assorbito dal ddl S.2081). A seguito di tale modifica, è peraltro venuta meno la suddivisione in titoli ed articoli, ciascuno con la propria rubrica, presenti nell’iniziale disegno di legge, per cui il testo adottato consiste in un unico articolo, suddiviso in ben 69 commi di difficile lettura, soprattutto per l’incoerente uso della tecnica redazionale del rinvio.

Il presente contributo, dopo alcune considerazioni preliminari, si propone di offrire qualche spunto di riflessione sulle questioni di profili di diritto internazionale privato sollevate dalla legge con riguardo al primo dei due istituti previsti, ovvero le unioni civili, disciplinate nei commi 2°-35°.

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Benedetta Cappiello, Università di Milano 1. La necessità di regolare in modo equilibrato il rapporto tra le parti di un’operazione di investimento non è nuova ma rimane difficile trovare gli strumenti per bilanciare interessi contrapposti e, apparentemente, non componibili (Dupuy et al.). Ci riferiamo, in particolare, alla necessità per lo

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Giuseppina Laura Candito, Università Mediterranea di Reggio Calabria An English summary is available at the end of the post L’antefatto alla rifusione del regolamento (CE) n. 1346/2000 La crescente incidenza dell’insolvenza delle imprese sul corretto funzionamento del mercato intraeuropeo, soprattutto a fronte dei rischi ingenerabili dal forum shopping in danno

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Fabrizio Marongiu Buonaiuti, Università di Macerata An English summary is available at the end of the post 1. Il coordinamento tra procedure d’insolvenza nel regolamento preesistente: tratti generali. Come è noto, una caratteristica saliente del regolamento n. 1346/2000 sulle procedure d’insolvenza è data dall’accoglimento del principio dell’universalità limitata, basato sull’apertura

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Nicolò Nisi, Università L. Bocconi, Milano Giulia Vallar, Università di Milano I gruppi di società e la revisione del regolamento sulle procedure di insolvenza La disciplina delle procedure di insolvenza che coinvolgono gruppi di società costituite in Stati diversi, pur essendo uno degli aspetti più importanti nella materia dell’insolvenza transfrontaliera, non

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Con il regolamento (UE) 2015/848 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015, l’Unione europea ha proceduto alla revisione del regolamento (CE) n. 1346/2000 in materia di procedure di insolvenza: pur mantenendo fermo l’impianto del regolamento previgente, il nuovo strumento mira a migliorare l’applicazione delle norme uniformi sotto

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Stefania Bariatti, Università di Milano 1. Il Regolamento (CE) n. 1346/2000 sulle procedure di insolvenza è il quarto regolamento fondato sull’art. 81 TFUE ad essere sottoposto a revisione, dopo i Regolamenti (CE) n. 1347/2000 (Bruxelles II), n. 1348/2000 (notifiche) e n. 44/2001 (Bruxelles I). Si tratta dei primi quattro regolamenti

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Elena D’Alessandro, Università di Torino Con sentenza 13 maggio 2015 la Grande sezione della Corte di giustizia ha deciso il caso Gazprom, nell’ambito del quale era stata sollecitata a valutare la compatibilità, con il sistema del Regolamento n. 44/2001 concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in

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