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diritto dell’Unione europea

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Chiara Scissa (Scuola Superiore Sant’Anna) 1. Il 16 novembre scorso, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Grande Sezione) ha, nuovamente, «condannato» l’Ungheria per violazioni del diritto dell’Unione in materia di migrazione e asilo. Il caso (C‑821/19) muove da un ricorso proposto dalla Commissione europea in esito a una procedura di

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Alessio Azzariti (Università di Palermo) 1. Nei giorni del 30 e 31 ottobre 2021 si è tenuto a Roma il vertice del G20 con lo scopo di affrontare a livello multilaterale una serie di questioni. Tra le sue priorità vi sono state la pandemia e il cambiamento climatico, oltre che

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Giovanni Zarra (Università di Napoli Federico II) Il 26 ottobre 2021 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha, con una decisione molto discutibile, provato a porre la parola “fine” alla lunga saga concernente il rapporto tra i Trattati dell’UE e l’arbitrato internazionale in materia di investimenti. Il riferimento va alle

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Alessandro Rosanò (Università di Firenze) 1. On 23 July 2021, the Irish Supreme Court decided to pose some preliminary questions to the European Court of Justice (ECJ) regarding the protection of fundamental rights in the framework of the European Arrest Warrant (EAW) mechanism and the ongoing rule of law crisis

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Prefazione a cura del Direttore dei Quaderni di SIDIBlog, Prof. Pasquale De Sena La pubblicazione dell’edizione 2020 dei “Quaderni di SIDIBlog” segna una novità degna di essere sottolineata: quella del riconoscimento, da parte dell’ANVUR, del carattere scientifico della Rivista, e della sua inclusione nel relativo elenco. Questa circostanza ha, come

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Dal 18 al 20 maggio 2021, circa 8.000 persone, tra cui più di un quarto minori di età, hanno attraversato la frontiera iberico-marocchina di Ceuta, una delle due enclaves spagnole nel continente africano (per una rassegna stampa v. qui, qui e qui). Questi numeri – lungi dall’essere solo numeri – sono rivelatori della grande impasse giuridica che riguarda il funzionamento delle zone di frontiera tra Unione europea e Paesi terzi.

Nell’ambito della cooperazione a fini di controllo delle migrazioni, è evidente lo scollamento tra il discorso ufficiale delle Istituzioni e dei Governi europei e la realtà geopolitica delle relazioni internazionali con i Paesi terzi. Lo spazio del diritto, e con esso gli spazi di tutela delle persone migranti nelle zone di confine, è apertamente sacrificato in nome dell’efficacia delle misure di contrasto all’immigrazione irregolare; come domandano Jean-Yves Carlier e François Crépeau, «la gestion des migrations ne laisse-t-elle pas ouvertes des zones trop larges de non-droit?» (p. 462).

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The EU has issued tepid statements in response to the recent 11-day crisis in Palestine, ignoring the violence perpetrated by Israeli authorities. This post suggests that the EU’s silence is consistent with the positions of the Member States and the EU’s established policy but does not sit well with its alleged “values”.

The crisis in Palestine has sparked reactions across the globe. Some actors have energetically condemned Israel’s actions; before the 21 May ceasefire, the Tunisian foreign minister, e.g., “called on ending the savage Israeli aggression on the occupied Palestinian territories and the besieged Gaza Strip”. Others have sided with Israel; the US, in particular, stressed its “strong support for Israel’s right to defend itself”.

The European Union largely followed the US approach. The statements of EU leaders stigmatised the violence perpetrated by Hamas but not the abuses conducted, on a larger scale, by Israeli authorities (see below, section 1). The silence of EU institutions is unsurprising, since it is consistent with the priorities of its Member States (section 2), the EU’s established policy (section 3) and the pragmatic character of the EU’s external relations: the Union often preaches its “values” but seldom practices them (section 4).

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La sentenza H.K. v Prokuratuur C-746/18, decisa il 2 marzo 2021 dalla Grande Sezione della CGUE, si inserisce in una lunga serie di pronunce in materia di data retention per scopi securitari. Tale pratica consiste essenzialmente nell’obbligo imposto ai fornitori di servizi di telecomunicazione di conservare i metadati prodotti dai propri utenti; ciò al fine di consentire un successivo ed eventuale accesso a tali informazioni da parte di autorità di law enforcement o di intelligence nell’ambito di azioni di prevenzione, indagine e lotta contro minacce alla sicurezza pubblica o nazionale. Pur non riguardando il contenuto della comunicazione, i metadati – ovvero i dati di traffico (ora, durata, destinatario, frequenza delle chiamate) o di ubicazione (localizzazione dell’apparecchio utilizzato), indirizzi IP o dati relativi all’utente – sono in grado di svelare relazioni, abitudini e luoghi frequentati, consentendo quindi di trarre conclusioni precise sulla vita degli utenti. L’enorme mole di metadati quotidianamente prodotta e conservata rappresenta, da un lato, una fonte preziosa di informazioni per creare collegamenti tra soggetti, anche ignoti alle forze dell’ordine, e delineare utili piste investigative; dall’altro lato, costituisce uno strumento capace di porre in essere una profonda invasione nella sfera privata, rischiando così di inverarsi in una forma pervasiva di sorveglianza massiva. La complessa sfida della determinazione di un corretto equilibrio tra tutela dei diritti fondamentali e garanzia della sicurezza pubblica e nazionale, in un periodo di c.d. emergenza normalizzata, trova così nella conservazione dei metadati derivanti da telecomunicazioni uno dei più insidiosi terreni di scontro, sui quali la CGUE risulta ormai impegnata da quasi un decennio.

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Il 15 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure per aggiornare la disciplina UE del settore digitale, distinte in due proposte di adozione di atti di diritto derivato, sontuosamente definite “Acts”. Il regolamento Digital Services Act (DSA) mira a regolare la sicurezza, la trasparenza e le condizioni di accesso ai servizi online, mentre il regolamento Digital Markets Act (DMA) si occupa degli aspetti commerciali e di concorrenza.

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On 4 March 2021, Italy decided to block a shipment of the Oxford/AstraZeneca Covid-19 vaccine that was destined for Australia. This remarkable move, notably made in response to AstraZeneca’s delay in providing the agreed doses of vaccines by the set deadlines, is the first of its kind since the Union introduced rules concerning the possibilities to limit exports of vaccines outside of the EU. Under the EU’s export scheme currently in place, companies are required to receive an explicit export authorization from national authorities where their Covid-19 jabs are produced before exporting them out of the EU. In turn, before adopting a decision on the matter, national authorities are obliged to send the draft measure to the European Commission, which may overturn the authorities’ decision.

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