La Corte di Karlsruhe, il mito della “neutralità” della politica monetaria e i nodi del processo di integrazione europea
1. Tutti, o quasi tutti gli interventi sinora apparsi sulla sentenza della Corte costituzionale tedesca nel caso Weiss (sulla quale, per un primo commento, v., Cafaro) ne hanno sottolineato, sia pure con diversa tonalità, gli aspetti negativi, concernenti sia gli sviluppi del diritto dell’Unione europea, che quelli dell’azione dell’Unione stessa, e dei suoi Stati, in ordine all’emergenza sanitaria in corso e alle sue conseguenze economiche. In particolare, si è posta in evidenza l’illecita, mancata esecuzione della pronuncia Weiss della Corte di giustizia; la sua idoneità a far da battistrada a una pericolosa frammentazione dell’ordinamento dell’Unione – fra le altre cose – ad opera delle corti supreme dei Paesi europei a democrazia “illiberale” (Poiares Maduro); l’interferenza – per quanto mediata – nell’azione della Banca centrale europea e l’incidenza potenzialmente negativa, nel prossimo futuro, sull’azione della Banca stessa, nel perseguimento dei suoi obbiettivi statutari, specialmente sul terreno della difesa della moneta unica nell’attuale quadro di emergenza (ancora Poiares Maduro); la sottovalutazione della nozione di democrazia europea, rispetto a quella ricavabile dall’ordinamento costituzionale tedesco, la scarsa consapevolezza del proprio ruolo da parte dei giudici di Karlsruhe, la natura “politica” della decisione (Caravita, Condinanzi, Morrone, Poggi). A nostro avviso, il giudizio in questione può essere “letto” anche in un’ottica diversa; e cioè, per la capacità, che esso oggettivamente esprime, di far emergere, e con estrema chiarezza, una delle tensioni di fondo del processo di integrazione europea, così come questo si è andato definendo nei suoi assunti giuridici di base, a partire dal Trattato di Maastricht.
Tax Credit Certificates: uno strumento di contrasto agli squilibri macroeconomici nell’Eurozona?
Salvatore D’Acunto, Seconda Università degli Studi di Napoli In un saggio di qualche anno fa, Paul Krugman dipinse la crisi dell’Eurozona come l’inevitabile “vendetta” che la teoria delle aree valutarie ottimali si stava prendendo nei confronti dei costituenti di Maastricht, colpevoli di averne voluto cocciutamente ignorare gli avvertimenti (Krugman). Infatti,
Vorrei ma è vietato. Note sul “quantitative easing”
Salvatore D’Acunto è professore associato presso la Seconda Università di Napoli 1. «Quantitative easing» è un’espressione pomposa sotto la quale si nasconde una tecnica di gestione della congiuntura vecchia e dai ben noti limiti. Una volta, prima che si affermasse l’imperante costume comunicativo secondo cui qualunque concetto diventa più «cool»
Sulla coerenza del programma OMT con il diritto dell’Unione europea
Il framework istituzionale dell’Unione economica e monetaria: la cornice teorica Il complesso di regole che fa da quadro di riferimento per le politiche macroeconomiche in Europa è in larga misura “figlio” di un indirizzo teorico che, a volerlo racchiudere in una etichetta, potrebbe essere definito approccio della neutralità della moneta: